Riforma dell’ordinamento penitenziario: il Ministro Bonafede chiarisce la sua posizione
Una nuova partenza in materia di riforma dell’ordinamento penitenziario. Questo il nodo centrale dell’intervento del Ministro Bonafede in occasione della presentazione della relazione annuale del Garante dei detenuti.
La “stella polare” del Ministro. Bonafede ha evidenziato che «per quello che attiene al mio ruolo, al ruolo che rivesto ed alle possibilità di intervento del mio Dicastero, la presentazione della relazione consegna una importante occasione di riflessione sullo stato del sistema dell’esecuzione della pena ed in particolare sul sistema detentivo; i contenuti esposti riflettono pienamente l’impegno profuso e la mole del lavoro svolto dal Garante nel corso del 2017».
Continua il Ministro sottolineando che «la “stella polare” a guida di ciascun provvedimento che emanerò sul tema delle carceri sarà la volontà di garantire – lo ribadisco ancora una volta – una efficace funzione rieducativa della pena nel pieno rispetto della dignità umana». È noto che il nuovo Ministro non è d’accordo con la riforma dell’ordinamento penitenziario, «volutamente lasciata nelle mani della nuova maggioranza, dalla maggioranza della XVII legislatura»; nell’intervento precisa che è consapevole del fatto che in tempi brevissimi dovrà operare scelte importanti.
Il Guardasigilli sulla questione ha aggiunto che «per quanto, trattandosi di un vasto intervento normativo, suddiviso in molteplici atti compositi, al suo interno si trovano anche elementi meritevoli di attenzione, tra tutti il tema, sostanziale, della garanzia della qualità della vita detentiva, nonché la focalizzazione del lavoro come via maestra per il reinserimento sociale dei detenuti».
Inoltre durante l’intervento il Ministro spiega la sua posizione sul 41-bis «il regime di carcere duro è uno strumento irrinunciabile»; e sui suicidi in carcere, «va rafforzato il piano nazionale per prevenire il fenomeno, perché in uno Stato di diritto è inaccettabile che un detenuto preferisca la morte alla detenzione».