L’Avvocatura al Ministro Bonafede: ‘No a spettacolarizzazione e riforma prescrizione come risposta penale ai mali della società’
Questo, in sintesi, il messaggio lanciato dall’Organismo congressuale forense al Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede nel corso della seconda “Giornata dell’orgoglio e della dignità dell’Avvocatura dedicata alla salvaguardia della tutela dei diritti”, con la quale OCF ha chiamato a raccolta i rappresentanti delle forze sociali e politiche. L’incontro, che si è svolto al Cinema Adriano a Roma il 14 maggio, si è aperto con un confronto tra il Ministro e il Coordinatore dell’Organismo Congressuale, Avv. Giovanni Malinconico.
«L’avvocatura non condivide prescrizione e spettacolarizzazione della giustizia come risposta penale ai mali della società civile» ha spiegato Malinconico «troppo spesso abbiamo visto la giurisdizione usata come una sorta di braccio armato di uno Stato autoritario o alternativamente come un servizio, e non mi riferisco al servizio civile ma a un servizio puro e semplice. Il rischio è quello di far perdere alla giurisdizione la percezione generale e il valore che ha nella Costituzione, come compimento dei diritti fondamentali dei cittadini e della nostra della nostra democrazia».
Giovanni Malinconico ha evidenziato poi al Ministro i rischi derivanti dalle inefficienze del sistema della giustizia rispetto alla competitività del Paese e le preoccupazioni sulla scarsità cronica di risorse.
«Sicuramente pesano sulla giurisdizione le inefficienze croniche, certamente databili quanto meno negli ultimi trent’ anni della storia del nostro Paese» ha continuato. «Pesa la scarsità di risorse che le vengono destinate. La nostra sensazione è che la giurisdizione stia perdendo, o quantomeno rischi di perdere, il ruolo che noi gli abbiamo sempre assegnato, ovvero quello di funzione primaria, temiamo che il problema delle risorse sia diventato oramai un problema drammatico, e non si può certo dire che la giustizia assorbe risorse perché in realtà la giustizia contribuisce alla contabilità e alle casse dello Stato. Ci chiediamo quanta consapevolezza ci sia rispetto al fatto che la competitività del Paese è l’altra faccia del buono stato della nostra società e quindi anche della capacità di risposta della nostra giurisdizione».
A nome di OCF, Giovanni Malinconico ha quindi consegnato nelle mani del Ministro il «Manifesto dell’Avvocatura Italiana per l’effettività della tutela dei diritti e per la salvaguardia della Giurisdizione», il documento approvato a Roma il 5 aprile scorso nella sessione ulteriore del Congresso Nazionale Forense. Il Manifesto contiene il mandato programmatico dell’azione di interlocuzione politica affidata dal Congresso ad OCF.
Giovanni Malinconico ha ribadito inoltre a nome dell’avvocatura «l’esigenza di garanzia per le parti, non è da Stato civile il fatto che la sanzione penale possa intervenire a 30 anni di distanza, non ha funzione di recupero del reo. L’avvocatura è contraria alle norme su prescrizione e spettacolarizzazione, altrettanto ci preoccupa che vi siano plessi interi di giurisdizione in cui non è garantita la terzietà del giudice. Bisogna ricondurre a unitarietà la giurisdizione».
«Mi sento parte dell’avvocatura anche se in questo momento sono sospeso per il ruolo che ricopro» ha risposto il Ministro alle sollecitazioni del Coordinatore di OCF. «In questi mesi abbiamo avuto modo di costruire un rapporto di grande stima e rispetto. Accolgo con piacere i 12 punti del Manifesto e condivido il primo: la giustizia è una priorità per questo governo e lo si vede dai soldi spesi, per anni abbiamo assistito a un dibattito su una valorizzazione del sistema giustizia con riforme a costo zero che tagliavano parti di processo, garanzie, introducevano ostacoli all’accesso alla giustizia. Nella legge di Bilancio abbiamo varato aumento di 3000 unità oltre al turnover di personale amministrativo e di 600 magistrati nella pianta organica, con una task force di magistrati mobili, da collocare a seconda delle esigenze dei territori. Ricordo che 18 anni fa c’era stato aumento di 1000 unità ma senza coperture, qui parliamo di un aumento coperto».
Rispetto alle riforme in atto il Ministro ha aggiunto: «La percezione dei cittadini è che la giustizia non assicuri più certezza. Un’istanza molto sentita non va etichettata come populismo, non va solo assecondata per trarne un consenso, la risposta deve essere calibrata, ma le persone devono avere la certezza di potersi rivolgere alla giustizia», ha spiegato. «C’è una divergenza di opinioni tra M5S e avvocatura ma ho sempre detto che la riforma della prescrizione ha senso in un sistema giudiziario che funzioni, con una durata ragionevole del processo. Per questo abbiamo iniziato a ragionare su una riforma del processo penale che abbia una durata ragionevole, da parte mia c’è l’impegno ad ascoltare e cambiare idea. Io ho promesso una riforma del processo penale entro il 2019, così da anticipare la riforma della prescrizione, che avrà i primi effetti processuali non prima del 2022.». Così come annunciato nel corso del 34esimo Congresso nazionale forense a Catania a ottobre 2018, Bonafede ha ribadito nuovamente la sua volontà di riconoscere in Costituzione la libertà e indipendenza dell’avvocato, così come sollecitato dall’avvocatura. «L’avvocatura ha un ruolo centrale nella nostra nuova idea di giustizia» ha concluso Bonafede. «Per questo abbiamo depositato una proposta per introdurre l’avvocato in costituzione. E il patrocinio a spese dello Stato è previsto nell’odg del prossimo preconsiglio».